Anice Stellato

CIBO E BAMBINI

 

Cibo e bambini: un rapporto difficile

Quali dinamiche familiari si nascondo nel rapporto che i nostri bambini e adolescenti hanno con il cibo? Scopri 5 regole per per migliorare il rapporto con il cibo di bambini e ragazzi



Dall’allattamento alle pizze con gli amici del liceo, l’alimentazione è molto spesso un tarlo pesante in famiglia, che crea “dissapori”, conflitti, fino a poter degenerare in veri e propri problemi di salute.
Tanto si dice e si scrive su calorie, metodi di cottura, quantità, genuinità, conservazione, ecc.
Ma quanto si dice sul valore della relazione tra genitori e figli nella sfera dell’alimentazione?
Dal mio punto di vista troppo poco, considerando che si tratta del punto nevralgico e che, quasi sempre, rappresenta la causa di tutte le difficoltà che hanno oggi i genitori nel garantire ai propri figli una sana alimentazione e nel motivarli a mangiare frutta e verdura piuttosto che merendine, patatine e hamburger.
Infatti insieme ai problemi legati all’iperalimentazione di cibi spazzatura e all’ipoalimentazione di cibi sani e vitali, c’è quello legato alla relazione con il cibo costruita negli anni, dall’infanzia alla giovinezza.

Lo stretto legame fra il rapporto con la famiglia e la relazione con il cibo

Il primo cibo che il bambino riceve, anche se spesso ce lo dimentichiamo, è quello assorbito attraverso il cordone ombelicale materno.
Questo crea un legame indissolubile tra alimentazione successiva e rapporto con la mamma.
Se il rapporto con la propria madre è armonico, lo sarà anche il rapporto con il cibo. E allora come rendere questa equazione ottimale?
Vediamo alcune indicazioni pratiche per migliorare il rapporto tra mamma e bambino:

• Dedica a tuo figlio del tempo di qualità: quando sei con lui fai il possibile per non pensare ad altro e orienta la tua attenzione sui suoi bisogni e non sui tuoi.

• Guardalo sempre negli occhi e abbassati al suo livello quando parli con lui, eviterai che si senta solo, smarrito e non accolto.

• Osservalo e ascoltalo: i bambini e i ragazzi hanno sempre un buon motivo per cui agiscono e osservandoli e ascoltandoli nella presenza è più facile cogliere le loro esigenze profonde.

• Evita i “no!” diretti pronunciati con rabbia e i toni autoritari: l’autorevolezza si ottiene anche e soprattutto con la disponibilità, con l’accoglienza e il sostegno incondizionato.

Questi sono soltanto alcuni brevi suggerimenti che uniti ad altri hanno l’obiettivo di non far percepire al bambino il vuoto affettivo, il vuoto di amore e di attenzioni di cui hanno fisiologicamente bisogno. Sono indicazioni che, se applicate con costanza e con messa in discussione dell’adulto, fin dai primi giorni ti consentono di aumentare velocemente l’armonia nel rapporto con i tuoi figli.
Ricorda che quello che credi di dare tu non sempre è quello che tuo figlio ha la sensazione di ricevere.
Per questo è molto facile che le carenze affettive ricerchino soluzione nell’alimentazione, dove:

Il cibo si sostituisce all’amore di mamma e papà
Per non sentire il vuoto affettivo mi riempio con altro (generalmente dolci e carboidrati, fonti di zucchero e quindi di dolcezza).
Il ricatto
Se sono arrabbiato con mamma, proprio perché il cibo rappresenta il rapporto con lei, lo uso come strumento di ricatto: rifiuto gli alimenti sani proposti e prediligo uno stile alimentare malsano e sregolato.
Il rifiuto di mangiare
Se rifiuto il rapporto con mamma perché non mi piace com’è, può anche “chiudersi lo stomaco” e mi rifiuto di mangiare.
La valvola di sfogo
In generale il cibo diventa la valvola di sfogo esterna a nodi emotivi e tensioni interne accumulati e non risolti. Per esempio quando dobbiamo a tutti i costi mordicchiare qualcosa per scaricare la tensione, quando sentiamo un desiderio irrefrenabile di buttare giù qualcosa perché ci sentiamo soli o annoiati. Anche per i bambini è la stessa cosa.
Essere consapevole che i tuoi figli assorbono come spugne i tuoi comportamenti e le tue abitudini, se da un lato può scoraggiare, dall’altro, in verità, dona una grande libertà, la libertà di essere responsabili direttamente del benessere dei nostri figli e di poter sciogliere piccoli e grandi nodi con la messa in discussione e il lavoro su di sé.

Tratto da : scienza e conoscenza

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